Brunello di Montalcino 2010

Brunello di Montalcino 2010, promosso col massimo dei voti il vino di Toscana

Brunello di Montalcino e 2010. Ci sono annate, in grado di cambiare la vita non solo ad un vino e all’azienda che lo produce, ma ad un intero territorio, la Toscana, ed alla sua denominazione, elevandoli nell’immaginario collettivo all’altezza dei  miti. Robert Parker, il guru americano della critica enologica mondiale, creatore di una delle pubblicazioni più autorevoli, “The Wine Advocate”, con il suo giudizio ha reso immortale due vini: il Brunello di Montalcino Tenuta Nuova 2010 di Casanova di Neri ed il Brunello di Montalcino Madonna delle Grazie 2010 de Il Marroneto, assegnandogli il più elevato punteggio di “100/100”.

Un riconoscimento all’Italia del vino che finora, quasi una chimera nei suoi giudizi: un onore, fino ad oggi, capitato solamente a cinque prestigiosi rossi, in occasioni straordinarie, prodotti da vigneron iconici nel panorama del Belpaese. Andando in ordine strettamente geografico, il primo è stato il Barolo Riserva Collina Rionda 1989 di Bruno Giacosa, in Piemonte, dove i 100/100 sono stati assegnati, molti anni più tardi, anche al Barolo Riserva Monfortino 2004 di Giacomo Conterno. Di seguito, poi, tre grandi bottiglie di Toscana: Le Pergole Torte Riserva 1990 di Montevertine, un Sangiovese in purezza, il Redigaffi 2000 di Tua Rita, un Merlot in purezza che nasce nella zona di Suvereto e, nella vicina Tenuta San Guido, il Sassicaia 1985 dell’etichetta simbolo di Bolgheri, che ha conquistato i 100/100 non immediatamente, ma in ben due retrospettive verticali.

Il sangiovese ha trovato miracolosamente la quadra dopo aver vissuto un avvio di stagione piuttosto incerto (primavera umida, mite e piovosa), segnato da ritardi nel germogliamento e da problemucci nell’allegagione, a cui si sono aggiunte piogge agostane -sia pur cadenzate- ma che poi, grazie a un finale di partita perfetto, in cui il clima caldo non ha mai registrato eccessi di temperatura e soprattutto ha potuto godere di una buona ventilazione e di salutari escursioni termiche giorno/notte, è riuscita a sintetizzare uno straordinario ed inatteso potenziale qualitativo fatto di alti parametri, acidità compresa. Il tutto concentrato in uve ricche ma non stramature, raccolte tornando a vendemmie d’altri tempi, come non se ne vedevano da tempo. Con le colline a nord dove si è vendemmiato a ottobre inoltrato, e quelle a sud, ovviamente più precoci, in cui si è atteso senza patemi metà settembre. Il tutto ulteriormente cadenzato in virtù delle differenze altimetriche, che a Montalcino han giocato un ruolo da protagonista.