Storie, curiosità e sapori di San Giovanni Valdarno

Oggi vi accompagneremo alla scoperta del borgo più centrale e forse più rappresentativo di tutto il Valdarno Superiore, un borgo conosciuto a livello culturale per aver dato i natali al Maestro Masaccio: in questo nuovo video andiamo a San Giovanni Valdarno!

Lo stemma del comune di San Giovanni Valdarno ha origini molto antiche. Esso venne probabilmente realizzato già ai tempi della fondazione della città e rappresenta San Giovanni Battista, una figura a cui questa realtà è sempre stata indissolubilmente legata.

All’origine, nel 1296, San Giovanni Valdarno si chiamava Castel San Giovanni e fu costruito insieme ad una serie di altri presidi militari situati a guardia dell’Arno. Venne edificato per conto di Firenze sui progetti che Arnolfo di Cambio aveva elaborato per realizzare gli avamposti del governo centrale, le “Terre nuove fiorentine”. La struttura urbanistica del centro storico richiama la topografia del castrum romano, con una grande piazza (un foro centrale), dalla quale si diramano due assi principali perpendicolari tra loro e via via le altre strade secondarie.

Una terribile decadenza del borgo ebbe inizio a causa della grande Peste del Cinquecento, che finì per uccidere i due terzi della popolazione. Tra i superstiti figurava Lorenzo, un bambino di pochi mesi che, morti i genitori, era stato affidato all’anziana nonna Monna Tacia. La donna non riusciva a trovare una nutrice, quindi disperata, decise di rivolgersi alla Madonna raffigurata sulla porta del castello. La leggenda vuole che quella stessa notte l’anziana fu dotata del latte con il quale nutrire il piccolo. Da allora la raffigurazione fu ribattezzata “Madonna delle Grazie,” con tanto di riconoscimento in bolla papale. La notizia del miracolo si diffuse ovunque richiamando numerosi fedeli, compreso Lorenzo de’ Medici, e intorno all’immagine sacra fu edificata una cappella, poi divenuta l’attuale Basilica.

Uno dei simboli di San Giovanni è il Palazzo Pretorio, noto soprattutto con il nome di Palazzo d’Arnolfo, secondo quanto fa trapelare Giorgio Vasari fu proprio Arnolfo di Cambio a progettarlo! Questo palazzo duecentesco costituì per secoli il centro del potere di San Giovanni Valdarno. Sulla facciata brillano circa 250 stemmi dei vicari che si sono succeduti dai primi del Quattrocento al Settecento. L’aspetto attuale del palazzo é frutto di sostanziali interventi di ristrutturazione e di ampliamento che ne hanno radicalmente alterato le originarie proporzioni, inizialmente questo edificio era infatti molto simile a Palazzo Vecchio a Firenze.

Interessanti i resti delle mura medievali che comprendevano in origine ventiquattro torri costruite a difesa della pianta di Castel San Giovanni e che formano un rettangolo perfetto di 100×300 brachiate fiorentine.

San Giovanni Valdarno ha un piatto tipico, che recentemente ha ottenuto persino il marchio di unicità e tipicità, è lo “Stufato alla Sangiovannese”. Le teorie sulla sua origine sono moltissime, forse la più verosimile risale agli inizi del secolo scorso: si narra infatti che nel 1915 un operaio locale fu arruolato nell’esercito coloniale in Libia come cuoco del reggimento e che qui imparò ad apprezzare le spezie magrebine… Una volta tornato in Toscana diede vita alla famosa ricetta dal retrogusto esotico, facendo innamorare tutto il paese. La ricetta segreta passò da un cuoco all’altro e poi di casa in casa, per finire nelle osterie e nei ristoranti della città. Ogni anno questo piatto tipico viene omaggiato con il Palio dello Stufato alla Sangiovannese, tra gennaio e febbraio.

San Giovanni Valdarno, proprio come gran parte dell’area est della nostra regione, non è lambito dai grandi circuiti turistici internazionali che hanno fatto le fortune di realtà come Siena, Pisa o Firenze. Eppure in terre come queste riscopriamo una fetta di Toscana ricca di cultura, autenticità e leggende curiose. Insomma… Così come il suo famoso stufato, anche San Giovanni si lascia gustare con grande stupore e meraviglia, facendoci tornare a casa con in bocca un sapore familiare ed originale al contempo.