Grotti: un castello tra la Val d’Arbia e la Val di Merse

A pochi chilometri da Siena, in una delle colline più alte che dividono la Val d’Arbia dalla Val di Merse, sorge il Castello di Grotti.

L’adiacente necropoli etrusca ancora oggi fa riemergere manufatti ed oggetti di pregevole valore, oltre a testimoniare come quest’area fosse stata abitata da migliaia di anni. Accanto al castello sorgeva il borgo di Grotti, conosciuto alle cronache fin dal 1212 e dagli studiosi di storia senese per essere il luogo di provenienza di tale Orlandino di Azzo, un abile prestatore che fece le sue fortune economiche nella prima metà del XIII secolo.

Sempre agli inizi di questo secolo qui nacque un personaggio ancora più famoso di Orlandino, il Beato Franco Lippi, i cui genitori furono Matteo Lippi e Calidonia Danielli o Dainelli, famiglie i cui cognomi sono rimasti radicati in questa zona fino al secolo scorso. Intornio al 1250 la comunità di Grotti era già strutturata e assieme alla vicina Palmolaia costituiva uno dei “Comunelli oltre le Masse di Siena”.

Nel 1318 (Estimo) contava una ventina di case e una chiesa dipendente da quella delle Stine (“Le Stine” o “Lestine” fu una fortificazione molto importante e già esistente quando, una parte della sua corte, fu donata al Monastero di S. Eugenio dal Gastaldo di Siena, il longobardo Warnefredo nel 713).

Per quanto riguarda invece il castello vero e proprio, la prima notizia è contenuta in una delibera senese del 1377 (Consiglio Generale). Nel documento si parlava di un “Fortilitium tenute Azzolini Ughorgerii” (Ugurgieri) e si diffidava il medesimo castellano ad accogliere gli “sbanditi”. Successivamente il castello fu dato in custodia militare ad altri, ma trent’anni dopo (1409) tornò sottoposto ancora a membri della famiglia Ugurgieri, tramite l’assegnazione ad Ugo di Azzolino Ugurgieri. Nel 1436, forse per la morte del castellano e poiché lo stesso ne era in qualche modo divenuto proprietario, sua figlia Maddalena Ugurgieri ne affittò la metà.

Nel 1453 la proprietà del Castello fu divisa a metà tra Azolino di Guido Ugurgeri e Salvestro di Barboccio de’ Marzi e così anche nel 1465. Lo stesso accadde nel 1481 quando metà del castello venne denunciato (la denuncia dei redditi dell’epoca era detta la Lira) come possesso dai sei figli del fu Salvatore de’ Marzi. Nei documenti successivi emerge come la famiglia Marzi fosse proprietaria della metà del castello anche nel 1485, tanto che questo fortilizio prese il nome di “Grotti de’ Marzi”. L’altra metà probabilmente rimase ancora agli Ugurgieri in quanto in un documento del 1501 (Balia) fu istituita apposita commissione affinchè la comunità di Grotti potesse vendere cento staia del proprio bosco ad Ugo di Azzolino Ugurgieri.

Nel 1524 risultano avere beni in questa località diverse famiglie nobili senesi: quattro poderi gli eredi di Girolamo Ugurgieri, un podere gli eredi di Salvestro dei Marzi e uno gli eredi di Francesco Capacci.

Nel 1524 i Marzi venderono definitivamente tutti i beni che avevano in corte di Grotti agli Ugurgieri per la somma di 3850 fiorini.

Nel settembre del 1554, durante la famosa Guerra di Siena “gl’Imperiali con mille fanti e 100 cavalli, e con un pezzo di artiglieria, andorno al palazzo delle Stine di casa Fantoni, e lo presero a patti, e vi messero la guardia; andorno al palazzo di Grotti degli Azzolini: quelli che erano dentro s’arresero senza patti, e furono fatti prigioni” (cronaca del Sozzini). Gli “Azzolini” altro non erano che i discendenti di Azzo Ugurgieri a dimostrazione che nel 1554 il castello era ancora loro.

Dal 1663 al 1687 gli Ugurgieri erano ancora a Grotti, ma nel 1688 tutte le loro proprietà in questa zona passarono alla famiglia Ballati, che poi diventerà in seguito Ballati-Nerli. Nel 1692 il signor Ballati Capitano dichiarava il possesso, oltre al castello stesso, di quasi tutti i poderi del circondario: Casafranchi, Pozzarello, Parmoraia, Pulcianese, Stine, Giuncheto, Madonna, Noceto. Il capostipite della famiglia Ballati-Nerli fu tale Orazio Ballati che, nella prima metà del 1600 ereditò dallo zio materno, tale Francesco Nerli, i suoi beni a patto che si fregiasse del doppio cognome Ballati-Nerli. Nel 1787 Grotti e tutti i poderi sopra descritti erano ancora della famiglia Ballati-Nerli, ma nel secolo successivo passarono alla famiglia Piccolomini.