L’altra Pitigliano: il Ghetto ebraico

Visitare Pitigliano ed il suo centro storico può appagare anche il più sprovveduto dei turisti, tanta è la bellezza e la storia che si respira girovagando per vicoli e piazzette. Notevole il panorama che si coglie affacciandosi sui dirupi che la circondano e che la protessero per secoli.

Se vi capiterà di visitarla insomma non avrete che l’imbarazzo della scelta e moltissime sono le cose da vedere assolutamente come il Palazzo ducale, fortezza degli Orsini che qui raggiunsero il culmine della loro potenza.

In realtà esso appartenne in origine agli Aldobrandeschi e passò agli Orsini agli inizi del XIV secolo. Oggi è sede di un bellissimo museo archeologico.

Da non perdere anche la Fontana delle Sette Cannelle, costruita nel 1545 dal Conte Giovan Francesco Orsini che vi fece condurre l’acqua dal vicino poggio S. Angelo.

Non parliamo poi delle chiese come quella di S. Pietro eretta in Collegiata nel 1500 e rifatta nuovamente poco dopo dal Conte Nicola III Orsini, poi eretta Concattedrale nel 1845, o la duecentesca chiesa di S. Maria e S. Rocco in caratteristico stile romanico e molto suggestiva.

La Sinagoga di Pitigliano

Ma c’è una cosa che non troverete da altre parti e che meriterebbe da sola un viaggio a Pitigliano: il suo ghetto ebraico.

Una piccola comunità ebraica infatti era già presente in questo luogo almeno dalla fine del Quattrocento e nel secolo successivo subì un forte incremento dopo la promulgazione delle Bolle papali del 1555 e 1569 che di fatto emarginarono gli ebrei e ne limitarono fortemente le loro libertà. Allo stesso modo, dopo i provvedimenti del Granduca di Toscana (1570-1571) gli ebrei subirono un forte ridimensionamento, tanto che dall’alto Lazio e da altri luoghi della Maremma essi migrarono a Pitigliano in quanto feudo ancora indipendente e non soggetto al recepimento di tali ferree normative e intimazioni.

Fu così che questa comunità si sviluppò e visse pacificamente fino a raggiungere un alto numero di individui che, inutile negarlo, ebbero una notevole influenza anche sulle locali istituzioni. La loro integrazione si consolidò fino ad avere membri eletti anche nei consigli cittadini e tanto da erigere il loro Tempio nel 1598.

Ai primi del Seicento però i Medici aggregarono al Granducato di Toscana anche le piccole Contee dislocate nel sud della Toscana (Pitigliano e Sovana furono sguarnite anche dei cannoni) e tutti gli ebrei residenti furono confinati nei ghetti.

Ben presto però si resero conto del peso economico che questa comunità rappresentava e concessero loro alcuni dei privilegi fondamentali come ad esempio quello di poter possedere dei beni stabili.

Con il passare dei decenni il rapporto tra cristiani ed ebrei pitiglianesi divenne naturale, pacifico e reciproco, tanto che agli inizi dell’Ottocento la comunità aveva ormai raggiunto il 12% della popolazione locale ed il tracollo arrivò solo nel secolo successivo con la promulgazione delle leggi razziali in Italia.

Sebbene ad oggi questa comunità conti pochissimi individui, ancora rimangono in Pitigliano il Ghetto, con i suoi caratteristici locali scavati nel tufo e le tantissime testimonianze all’interno di esso, come la macelleria Kasher o il forno dei pani azzimi.

Infatti, grazie alla volontà delle amministrazioni pitiglianesi che si sono succedute, si è provveduto a restaurare e conservare molti monumenti ebraici tra i quali il bagno rituale, la cantina, la tintoria ed il bellissimo Museo Ebraico da visitare assolutamente, ma soprattutto la Sinagoga.

Quest’ultima, franata negli anni ’60 e recentemente ristrutturata, contiene ancora al suo interno il cosiddetto Armadio (Aron ha-codesh), il Sefer Torà (Pentateuco) e la Tevà (il pulpito) davanti al quale sedevano i cantori.

Ancora oggi è possibile vedere il Cimitero Ebraico, fatto su di un terreno che nel XVI secolo il Conte Nicolò IV Orsini donò al suo medico personale, l’ebreo De Pomis.

A Pitigliano inoltre si producono ancora oggi il vino Kasher ed alcuni dolci di origine ebraica ed è facile trovarli nelle tante botteghe del centro storico.

Ecco dunque spiegato il perché ancora oggi Pitigliano conservi l’appellativo di “Piccola Gerusalemme”.