L’eremo di Malavalle e San Guglielmo

Sebbene il nome non faccia presagire nulla di buono, per chi si trovasse dalle parti di Castiglione della Pescaia, sarebbe ghiotta occasione una bella passeggiata fino all’Eremo di San Guglielmo, circa a metà strada tra il centro balneare e la frazione di Tirli. Un sentiero abbastanza facile e con poco dislivello vi porterà ai resti di quella che fu una vera e propria comunità monastica che si sviluppò nel XIII secolo, poco dopo che papa Alessandro III concesse il culto di questo Santo (1174).

Naturalmente in quei tempi l’area era assai disagiata e circondata da luoghi malsani (da qui il toponimo malavalle), ma ideale per il ritiro spirituale, specie dopo che Guglielmo aveva eliminato il drago che viveva in quei boschi e che da decenni terrorizzava la popolazione.

Fu infatti questo episodio che entrò di prepotenza nell’immaginario collettivo degli abitanti della zona e con il quale venne spesso raffigurato negli antichi dipinti.

Sulle origini di Guglielmo ci sono da sempre versioni contrapposte, ma il filo comune che le lega è che fosse un cavaliere ritiratosi in preghiera dopo aver assistito in prima persona alle atrocità delle crociate.

Arrivato solitario e ammalazzato nei pressi di Castiglione della Pescaia fu ospitato e curato da una famiglia del paese che, assieme al chierico Guido, tenutario della chiesa di San Nicola, riuscì a guarirlo e a incoraggiarlo a continuare la preghiera.

Guglielmo visse a Malavalle dapprima solo, poi, dall’Epifania del 1156, con il suo discepolo Alberto, al quale, poco prima della sua morte, si aggiunse un secondo compagno di nome Rinaldo.

Morì in questo stesso luogo il 10 febbraio 1157 e sulla sua tomba fu costruita la chiesa.

Di miracoli Guglielmo doveva averne fatti molti perché poco dopo la sua morte, quando i suoi seguaci cominciarono a crescere di numero e ad affollare Malavalle, lo stesso papa sopracitato concesse, a questi che ora si chiamavano “guglielmiti”, la Regola (1211).

L’Ordine di San Guglielmo poi si espanse in tutta l’Italia Centrale ed anche nel nord Europa, ma la casa-madre rimase sempre a Malavalle. A metà del 1200 i Guglielmiti potevano contare su decine e decine di comunità, compresa quella della celebre Abbazia di a Sant’Antimo in Valle Starcia (diocesi di Montalcino).

Con il passare dei secoli e la decadenza dell’Ordine, nel 1604 l’eremo passò agli agostiniani che vi abitarono almeno fino alla fine del 1700, quando fu abbandonato definitivamente.

Ancora oggi San Guglielmo è il patrono di tutte le comunità castiglionesi eviene festeggiato con processioni e feste religiose, ma in passato lo fu di quasi tutta la Maremma ed anche nella città di Pisa dove nel Trecento era attivissima la Confraternita di S. Guglielmo.

Dell’eremo rimangono oggi, nonostante le numerose parti rovinate, la chiesetta in stile romanico con abside circolare, con volta a botte e navata unica. Accanto a questa i resti della torre campanaria.