Lo scandalo del caroprezzi e la situazione del grano

In questi mesi sembra di stare nel bel mezzo di un incubo da cui non riusciamo a svegliarci… Prima la pandemia, poi il dramma della guerra, le bollette rincarate a livelli pazzeschi, il prezzo della benzina che schizza alle stelle (che poi non si capisce perché, visto che il costo al barile è sempre uguale!), e infine c’è questa situazione assurda del grano! Ma cosa sta succedendo?

Oggi dedicherò un video all’ultima di queste problematiche: alla strana questione del grano. Sono giorni che cerco di venirne a capo e capire il perché di questo rialzo dei prezzi. Quello del grano è un settore che mi interessa molto, tutti noi mangiamo volentieri pane e pasta e non vorrei mai si dovesse iniziare a stare a dieta, non per scelta. Vi immaginate di non potersi più permetterci neppure un bel piatto di pasta in serenità?!

Partiamo subito dal dire che, studiando i dati, si intuisce immediatamente come l’aumento non dipenda (come si sente dire in giro) dalla guerra in Ucraina o dai conseguenti cattivi rapporti diplomatici con la Russia… Perché? Banalmente perché non è vero ciò che molti affermano: ossia che il 30% del nostro grano deriva da questi paesi. Ricordiamo che l’Italia dipende molto dall’estero per il consumo di grano: il nostro Paese (dati 2020) importa infatti oltre il 60% del grano duro consumato annualmente e oltre il 40% di quello tenero. Nel 2021 l’Italia ha importato oltre 2,2 milioni di tonnellate di grano duro, utilizzato per produrre pane e pasta. A queste si aggiungono le oltre 4,5 milioni di tonnellate di grano tenero, usate invece per i dolci e gli altri prodotti lievitanti. Nel complesso stiamo parlando di circa 6,8 milioni di tonnellate di grano importate in Italia dal resto del mondo.

Quanto di questo grano viene effettivamente dalla Russia e dall’Ucraina, vi starete chiedendo?

L’anno scorso il nostro paese ha importato poco più di 96.000 tonnellate di grano tenero dalla Russia e circa 122.000 dall’Ucraina: messi insieme fanno appena il 3,2% di tutto il grano tenero importato nel 2021 nel Bel Paese. La percentuale scende se si guarda al commercio del grano duro: l’anno scorso l’Italia ne ha importato 0 tonnellate dall’Ucraina e oltre 57.000 dalla Russia, il 2,5% sul totale. Mettendo insieme grano duro e grano tenero, il peso dei due paesi belligeranti sulle importazioni italiane è di circa il 4%! Allora da dove arriva il nostro grano? Nel 2021 quasi il 46% del grano duro importato dall’Italia è arrivato dal Canada; per quanto riguarda il grano tenero, invece, il principale esportatore verso l’Italia è stata l’Ungheria, con il 23% sul totale, seguita dalla Francia con il 16% (fonte: Elaborazione Ismea su dati Istat).

Certo l’Ucraina e la Russia sono un importante granaio mondiale, i due Paesi insieme rappresentano il 29% delle riserve globali di grano, in grado di sfamare tra i 600 e gli 800 milioni di persone, collocate soprattutto in Africa, Asia e Medio Oriente. Ma non per l’Italia che, come abbiamo visto, si approvvigiona altrove. E allora da cosa dipende l’oscillazione dei prezzi dei derivati del grano nella nostra nazione? Ciò che incide fortemente sul prezzo del nostro grano è, sorprendentemente, la Borsa di Chicago: che ha raggiunto quotazioni record di oltre 400 € a tonnellata, l’ultimo evento che aveva scatenato una tale bolla era stata la crisi finanziaria del 2008.

Quindi, in sintesi, i rincari che osserviamo oggi sul grano sono dettati essenzialmente dalle speculazioni in atto sui mercati e non dalla guerra!

Detto ciò, una domanda sorge spontanea: perché non ci coltiviamo da soli il grano necessario al nostro fabbisogno? Perché i nostri agricoltori non coltivano più grano, visto anche che tra l’altro è di ottima qualità e pure privo del dannoso glifosato? La risposta è perché in Italia produrre grano non conviene! Pensate che in certe annate ai nostri agricoltori costa di più produrlo che venderlo!

Ma per quale ragione? Andiamo ad analizzare i dati… Nello stivale la resa a ettaro del celebre grano duro Senatore Cappelli è in media di 20 quintali a ettaro e – considerando che viene pagato 60/70 € al quintale, rispetto a quello estero che oggi costa 40/45 € – la spiegazione è ovvia! Vi domanderete perché questa differenza abissale di prezzo? I motivi sono riconducibili alle condizioni di produzione totalmente diverse dei paesi da cui esportiamo: come l’utilizzo di trattamenti aggressivi (come il glifosato), i costi di manodopera più bassi o le produzioni massive su grande scala che aiutano a calmierare i costi.

Immaginatevi che, con i costi del gasolio odierni, produrre grano costa da 900 a 1.300 € ad ettaro: gli agricoltori italici, insomma, non hanno margini di guadagno! Per produrre 65 kg di pasta ad un pastificio che lavora bene a livello artigianale occorre un quintale di farina, e se la farina utilizzata è quella italiana il costo sale di quasi 1,30€ al Kg.

In definitiva, per tutelare la salute e gli interessi di noi italiani dovremmo tornare a produrre più grano italiano, ma il solo modo di farlo sarebbe grazie ad uno stato che aiutasse e favorisse con decisione i nostri agricoltori: con contributi e agevolazioni tali da fare in modo che i produttori di grano d’Italia potessero guadagnare ed essere felici di prendersi cura del nostro paesaggio! Così saremmo autonomi e mangeremmo di qualità. Sì perchè poi i grani antichi italiani, e le lavorazioni dei piccoli mulini e pastifici, ci darebbero un prodotto altamente qualitativo e sano… A dispetto di molti grani esteri – con materie prime e lavorazioni scadenti – orientati al businness ed alla velocità di produzione. Non è un caso se in questi anni assistiamo a sempre più frequenti intolleranze alimentari legate ai grani.

Visto che l’aumento dei prezzi del grano non è realmente legato al problema contingente della guerra, dobbiamo iniziare a preoccuparci ancor più seriamente di questa situazione? Tra caro bollette, aumento degli idrocarburi e cambiamenti climatici si rischia nell’immediato futuro di non poter più mangiare tutti i giorni un buon piatto di pasta…

Ve lo dico iooo ciaooooo!

P.S. Non andate a dire in giro che Federico si è intristito! Sarebbe stato meglio… Sono solo realista!