L’Oratorio di Sant’Antonio del Ferro a Prato

Nel centro storico di Prato, davanti ad una piccola piazza che un tempo veniva chiamata Piazzetta di S. Antonino e a brevissima distanza dalla chiesa di San Francesco, si affaccia la chiesetta detta di S. Antonio del Ferro. Il suo nome deriva dalla sua antica ubicazione (proveniva dalla strada del Ferro nei pressi della località di Paperino) ed era un’antica sede dei Cavalieri Ospedalieri di San Giovanni di Gerusalemme, poi detti di Rodi ed infine di Malta.

Sembra che la fondazione di questa Commenda sia da attribuire a Giorgio di Giuliano di Gino Ginori che dotò questa chiesa di alcuni possessi che egli aveva in Prato nel lontano 1461 (secondo altre fonti nel 1464) e solo alla fine di questo secolo (1490-1492) avvenne la traslazione, ossia il trasferimento della vecchia chiesa in questa odierna.

Nel 1512 Giorgio Ginori rinunziava questa Commenda in favore del nipote Matteo Benvenuto, figlio di suo fratello Gino. Trattandosi di una “commenda magistrale”, quindi concessa dal Gran maestro dell’Ordine, la famiglia Ginori ne mantenne per secoli il patronato tanto che ancora oggi il loro stemma campeggia sulla facciata della medesima (sopra l’architrave del portone d’ingresso). Questa Commenda, tramandata in linea maschile dai discendenti di casa Ginori, non era comprensiva di altri beni che l’Ordine di San Giovanni aveva a Prato e che, a partire dal XVII secolo, entrarono a far parte di un’altra Commenda gerosolimitana, quella di Prato Cascina e Pontremoli, sempre all’interno del Priorato di Pisa. Nel 1571 entrambe vennero tassate straordinariamente per la costruzione della fortezza de La Valletta (a Malta). Sappiamo che in quest’anno la Commenda di S. Antonio del Ferro, pagò 8 grossi di corresponsione oltre al tributo ordinario di 2 Scudi, 7 Grossi e 10 Denari, mentre la Commenda di Prato, Cascina e Pontremoli pagò 17 Scudi, 12 Grossi e 2 Denari oltre alla cifra già versata corrispondente a 88 Scudi, 16 Grossi e 9 denari.

Alla fine dello stesso secolo la piccola Commenda di S. Antonio del Ferro era stimata 150 Scudi e contribuiva all’Ordine di Malta con circa 10 Scudi.

Soppresso una prima volta nel 1783, l’oratorio fu riaperto al culto nel 1791 sempre sotto il patronato dei Ginori, ma con l’arrivo dell’esercito di Napoleone cessò ufficialmente di esistere il 19 luglio 1808, quando un Decreto della Giunta Toscana riunì tutti i beni dell’Ordine di San Giovanni di Gerusalemme al Demanio dello Stato. La piccola chiesa di S. Antonio, oltre allo stemma della famiglia Ginori, conserva al suo interno anche la tomba di Margherita Biscacchi (defunta nel 1693), terziaria dell’Ordine di Malta (del quale esisteva anche il ramo femminile) e al tempo in odor di beatificazione.

Nel corso dell’Ottocento questa chiesa accolse la compagnia degli Innocenti (1843) e la Congregazione di S. Antonio Abate.

Poco rimane ad oggi della primitiva struttura architettonica che fu stravolta completamente nella prima metà del Settecento. Anche la bellissima lunetta sulla porta è una copia il cui prezioso originale in terracotta invetriata (Andrea Della Robbia), si trova nel locale museo di Palazzo Pretorio e rappresenta S. Antonio Abate fra due angeli.

Dentro all’edificio, caratterizzato da una copertura a botte, un presbiterio rialzato mostra l’altare maggiore con decorazioni barocche ed una tela del Marchesini (l’ortolanino) risalente al 1717 e che rappresenta un S. Antonio in predica.

A sinistra un altro altare con un crocifisso ligneo seicentesco, dono della già citata Margherita Biscacchi suora di Malta.

Nella cantoria di legno invece, sono visibili due dipinti appartenuti alla Compagnia degli Innocenti che rappresentano Santa Caterina d’Alessandria o delle Ruote (XVII secolo) e un San Raffaele (dipinto nel XVI secolo da Michele di Ridolfo del Ghirlandaio).