Le chiese di San Pietro a Villore (San Giovanni d’Asso)

Vicino al borgo di San Giovanni d’Asso sorge la chiesa di San Pietro in Villore, autentico esempio di stile romanico senese con influenze sicuramente lombarde e francesi. Sebbene la parte superiore sia in cotto (perché frutto di un rifacimento posteriore), la parte sottostante (cripta compresa), ci dà l’idea della sua antichità e della sua collocazione che dovrebbe aggirarsi attorno ai primi decenni dell’anno mille.

Della chiesa di San Pietro a Villore abbiamo notizie a partire dal 1200 quando si cominciamo a trovare le prime attestazioni scritte. Nonostante vistosi rifacimenti, non è difficile capire che le sue origini si spingano indietro almeno fino all’anno Mille e questo lo si deve ai diversi particolari architettonici ancora esistenti, alle decorazioni e ai particolari simboli di notevole interesse artistico.

La chiesa di “S. Pietro a Villole” comparirà anche nelle decime del 1278/1279 con la descrizione della sua ubicazione “presso il Castello di San Giovanni”. Ma del toponimo di “Villore” o “Villole” si parla anche nel 1230 e 1231 in due contratti redatti proprio in San Giovanni d’Asso.

Veniamo ora alle cose straordinarie che ci furono o che ci sono ancora nella nostra chiesa, la quale fu da sempre definita “Canonica” di S. Pietro a Villore.

Partiamo da quello che non c’ è più! Un crocifisso di stile bizantino, del quale la chiesa conserva soltanto una copia, è attualmente a Siena nella Pinacoteca Nazionale, mentre dei due trittici scomparsi, quello più importante è attualmente al Museo degli Uffizi di Firenze.

Proveniente dalla collezione Contini Bonacossi è opera di Ugolino di Nerio (1320-1325 circa) e raffigura una Madonna col Bambino tra i Santi Pietro e Paolo. Ma la vera attrazione di San Pietro in Villore sono i resti architettonici, il portale, i capitelli, le sculture di rifinitura, la sua facciata e la sua cripta, tutto riconducibile ad un antico stile “romanico” particolarissimo perché risente sia di influssi lombardi che francesi. In particolare, le decorazioni sulla facciata sono tipiche del 1100 ed i motivi ricordano quelli di altre chiese toscane. Vi possiamo riconoscere in particolare le famose “palmette”, che oltre ad essere un decoro diffuso ricordano volutamente la “terrasanta”, le facce o visi, che recenti ricerche sembrano indicare come simbolo della presenza di una confraternita o di fratelli che vivevano sotto una stessa regola o “canone”, (infatti questa era una “canonica”).

Non passa certo inosservata la “sirena bicaudata”, simbolo controverso probabilmente retaggio degli Etruschi, ma anche il leone, l’ariete, il grappolo d’uva, il nodo di salomone, il fiore della vita, l’uomo forte. In particolare, al centro del timpano, una forma rettangolare con decori di viti e rosette, sembra essere il resto di un pluteo di epoca più antica, collocato posteriormente sulla facciata, così come uno dei capitelli della cripta sotterranea, diverso dagli altri e più antico di qualche secolo. Che siano i resti di una chiesa ancora più antica ubicata nel medesimo sito? Forse furono un riutilizzo dell’antica Pieve longobarda di pianura (la Pieve di Pava), già in rovina nel XIII secolo e distante solo un chilometro da qui.

Comunque sia questi simboli, così come le absidi ad archetti ciechi e le colonne, sono simili a quelli di altre chiese del senese tra cui vogliamo ricordare: la Chiesa della SS.ma Trinità di Santa Mustiola di Torri (già esistente nel 1189), la chiesa di San Bartolomeo a Montefollonico, la Pieve di Corsignano, la Pieve di S. Stefano a Cennano (Castelmuzio-Trequanda), San Pietro in Campo, ma soprattutto l’Abbazia di S. Antimo.