Lucignano d’Arbia, un castello sulla Francigena

Quello che fu un antico castello a breve distanza da Monteroni d’Arbia oggi è un bellissimo borgo con tanto di porte altomedievali conservate egregiamente e tratti di cinta muraria ancora visibili.

La sua antichissima Pieve, dedicata prima a Santa Cristina e poi a S. Giovanni Battista, era nota fin dal 913 quando il Vescovo di Siena Teodorico la cedeva al prete Ser Giovanni di Operto. Altri due importanti documenti, rispettivamente del settembre 934 e del luglio 945 ci confermano che la pieve era ancora intitolata a S. Cristina e lo rimase almeno fino al Cinquecento.

Agli inizi del Mille sul poggio e sul castello di Lucignano esercitarono una certa egemonia, i Conti Guiglieschi, che ai tempi furono anche proprietari di una vasta area della Val d’Arbia che andava da Lucignano ai castelli di Bibbiano e Castelnuovo Tancredi (Buonconvento). Questi nobili però, entrarono ben presto in conflitto con il Comune di Siena.

Nel 1186 i Guiglieschi (tal Guitto) cominciarono, nonostante i tentativi di dissuasione esercitati dai senesi, ad edificare una fortezza a Lucignano, ma questo scatenò l’ira del Vescovo di Siena che, con la sua Pieve ed i suoi beni, deteneva in quel luogo un terzo delle proprietà. Anche il Comune di Siena, forte di un privilegio del Barbarossa datato 29 novembre 1153, che vietava la costruzione di castelli nei dintorni di Siena per un raggio minimo di dodici miglia, si appellò allo stesso Imperatore.

Eletti pertanto i giudici, finalmente nell’ottobre 1186, tale Idone sentenziò che i Conti Guiglieschi non avevano diritto alcuno di costruire in Lucignano in quanto un terzo del poggio spettava al Vescovo (a seguito di un atto fatto dal Conte Ugolino a favore di questi) e inoltre vigeva ancora la disposizione emanata dal Barbarossa nel 1153. Tale sentenza fu ratificata pochi giorni dopo da Enrico VI figlio dell’Imperatore Federigo e si ordinò la demolizione completa di quanto era già stato costruito.

In realtà i Conti Guiglieschi continuarono lo stesso a fortificare Lucignano fino a che, nel 1270 il castello di Lucignano fu definitivamente inserito nel contado senese e quindi totalmente sottoposto al Comune di Siena.

Lucignano fu sede di Vicariato che dopo una prima soppressione nel 1342, ristabilì tramite una petizione e mantenne fino al 1489.

Nel 1409 la comunità lucignanese si dotò di un suo proprio “Statuto” di cui ancora oggi ne esiste copia nell’ Archivio di Stato di Siena.

Nel 1474 il Concistoro ordinò di fare altre mura, indicandone anche le dimensioni: “usque ad cannas quinquaginta muri de muris castellanis dicti loci”. Anche gli abitanti furono costretti a partecipare economicamente con una quota di tre lire per ogni ” canna “, detraendo tale somma dalle gabelle sul mosto.

Nel 1809 il Comunello di Lucignano venne a far parte di quello di Monteroni.
Ancora oggi Lucignano conserva, oltre alle già citate due porte d’accesso al castello (quella a nord detta “senese” e quella a sud) anche una delle torri di guardia (ancora accessibile da una abitazione private tramite scala a chiocciola originale del Trecento) e parte del cosiddetto “percorso di ronda” che un tempo collegava tutto il perimetro del castello.

Percorrendo il borgo, in gran parte intatto è assai suggestivo si possono ammirare un pozzo medievale, vari stemmi sulle case e nel palazzo podestarile, iscrizioni e ben tre meridiane che certo meriterebbero un buon restauro.

Ma se andrete a Lucignano, la cosa che subito vi colpirà è la magnifica pieve romanica di S. Giovanni che rimane in posizione più alta rispetto alle strade del borgo. Nella sua facciata ancora resiste un’iscrizione con la data di restauro del 1110 e dietro, una bellissima abside. Adiacente all’ingresso infine un campanile a vela ricavato da un’antica torre fortificata.

In questa chiesa, che divenne sede di Arcidiaconato ai tempi del Vescovo Petrucci, si conservava anche una famosa opera d’Arte rinvenuta durante alcuni restauri ed attribuita niente di meno che a Simone Martini: la “Madonna con Bambino”.