Palla 21, un antico gioco tra le colline di Siena e Grosseto

Il tempo sembra essersi fermato in alcuni paesini della Toscana e lo dimostra un antico gioco che ancora è in uso tra gli abitanti di alcuni borghi tra Siena e Grosseto.

Si tratta della Palla eh! o Palla 21, nome alquanto strano ma che deriva dal grido del “mandatore” al momento della battuta o 21 per il punteggio finale.

Si gioca nelle strade o in piazza da secoli ed i paesi che ancora conservano questa tradizione sono Ciciano (Chiusdino-SI), Scalvaia (Monticiano-SI), Vetulonia e Tirli (Castiglioni della Pescaia-GR), Piloni e Torniella (Roccastrada-GR).

Sembra che questo gioco abbia origini antichissime e che addirittura i romani lo avessero copiato dai greci e che lo praticassero con un pallone di pelle conciata (il Follis), o che fosse simile ad un loro passatempo che prendeva il nome di Pila e che variava il nome in Palla triangolare (pila triangolaris) o palla campestre (pila paganica) e nel quale si utilizzava un pallone ripieno di piume.

Dai romani questo gioco passò agli arabi e agli spagnoli che cominciarono a giocarlo con uno strumento chiamato ràhat al posto delle mani nude e dal quale deriverà il termine racchetta. Ma in quegli anni venimmo a conoscenza del fatto che questo gioco aveva una diffusione ben maggiore in ambito europeo, infatti, talvolta con qualche variante minore, lo stesso gioco è giocato in Belgio, in Olanda, in Spagna, in Svezia e Danimarca, in Francia ed in Sudamerica.

Nel XIV secolo era famosissimo in Francia e si chiamava Jeu de paume (gioco di palmo) ed è proprio da qui che ci sono giunte le prime illustrazioni di una specie di campo diviso in due da una corda e una palla di cuoio cucita a quattro spicchi e riempita di pelo di cane. Secondo quanto stabilito con regio decreto da Luigi XI (1480) si poteva giocare sia con il palmo che con il dorso della mano.

Nello stesso periodo si diffuse anche l’uso delle racchette ed il gioco assunse sempre più i caratteri del tennis moderno, ma fuori dalle corti, questa sorta di palla a mano continuò ad essere praticata con le sole mani. Notevole successo ebbe in Inghilterra e in Scozia dove è ripetutamente citato nei poemi di Chaucer e Shakespeare.

Le prime notizie italiane ci arrivano dal Cinquecento e sembra che sia stato del tutto simile al Jeu de paume francese e che si giocasse indifferentemente nelle corti, nei monasteri e nelle strade.

Nella corte degli Este era talmente popolare che venne chiamato un erudito, Antonio Scaino da Salò, per codificarlo e regolarlo con norme più precise. Fu lui il primo a raccontarci di una palla soda ripiena di pelo di lana o di una palla a vento piena di spirito (quindi gonfiata) e delle varianti del gioco e che cioè la stessa poteva essere colpita con mano nuda, con una racchetta o con un pugno ferrato.

Scaino tra l’altro era maggiormente favorevole all’utilizzo della racchetta perché meno doloroso: non fa ingrossar la mano.

Nell’epoca moderna le regole della Palla eh! Sono simili a quelle della pallapugno e di altri sport sferistici i quali, pur con piccole varianti sono praticati in Spagna, Belgio, Paesi Bassi, Svezia, Francia, Danimarca e in alcuni paesi del sud America.

La versione senese-maremmana conserva alcune peculiarità come il fatto che le squadre (di cinque giocatori) non hanno una posizione fissa nel campo da gioco eccetto il mandatore e che il torneo viene giocato per le strade paesane.

Per chi volesse divertirsi vedendo uno sport inconsueto e che affonda le radici nella notte dei tempi basta andare a Ciciano nel primo fine settimana di agosto a quella che i locali chiamano la “Sagra del ciaccino e della Palla eh!”.